Qual è la Tua Impugnatura? (Parte 2: Fotocamere a Telemetro)

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Prima di iniziare ad analizzare in dettaglio una serie di macchine fotografiche, è doveroso dirvi che ci sono tantissime ragioni per le quali un appassionato di street photography o di ritratti dovrebbe possedere una macchina a telemetro. Innanzitutto, a differenza delle reflex, continuate a vedere l’immagine nel mirino anche quando azionate l’otturatore, e questo aiuta ad evitare di scattare foto mosse con tempi lenti. Pensate ad esempio al ribaltamento dello specchio, che oscura la visione per un attimo: quando scattate con una reflex con tempi lenti (da 1/15 a 1/60 di secondo) non potete sapere se state muovendo leggermente la fotocamera in questo breve intervallo di tempo in cui lo specchio oscura il mirino. Contrariamente a quanto si pensa, il micromosso in una reflex non è dovuto tanto alle vibrazioni causate dal movimento dello specchio, ma piuttosto da questo istante in cui perdete il controllo dell’inquadratura (il movimento dello specchio è invece importante, tra 1/2 secondo ed 1/15 di secondo, se state usando un treppiede; se quest’ultimo non è così solido da ancorare rigidamente la macchina alla sua testa, l’urto dello specchio è fonte di micromosso. Per tempi superiori al secondo questo fenomeno diventa sempre meno importante). L’altro grosso vantaggio (sempre per tempi lenti) è dovuto al fatto che, potendo “incastrare” il mirino di una macchina a telemetro tra la fronte ed il naso, riuscite a trovare un aiuto per tenere ferma la fotocamera. Non per nulla non è difficile ottenere foto nitide con una macchina a telemetro anche con tempi intorno a 1/15 di secondo.

Credits: japsix, alienmeatsack, kkluk913, russian_camera & baxaviv

Non resta allora che analizzare l’ergonomia delle più comuni fotocamere a telemetro, iniziando dalle più economiche, le mitiche Zorki russe. Nella serie di foto sovrastante potete vedere, in ordine, le Zorki modello 1, 4, 4k, 5 e 6.

La mia Zorki 1, acquistata qualche anno fa sullo Shop Online di Lomography, presenta una scala dei tempi non standard; sul selettore la lettera Z è utilizzata al posto della classica B, ed i tempi sono 1/20, 1/30, 1/40, 1/60, 1/100, 1/200 ed 1/500 di secondo. La macchina presenta il vantaggio di essere piuttosto compatta (specie se si monta un obbiettivo collassabile come gli Industar 10, 22 o 50) ed è la più leggera tra tutti questi modelli russi. Copia delle prime Leica, con mirino e telemetro separati, risulta poco comoda per foto al volo, dato che devo spostare l’occhio tra la finestrella del telemetro per la messa fuoco e quella del mirino (entrambi poco luminosi), distanti alcuni centimetri. Inoltre, per non danneggiare l’otturatore o avere malfunzionamenti sui tempi, occorre avanzare la pellicola prima di selezionare i tempi di scatto. L’avanzamento del fotogramma viene fatto con una manopola di forma circolare, sicuramente meno rapida ed immediata di una leva. La pellicola viene caricata rimuovendo il fondello della macchina, come nella Zorki 5 e nelle Leica, e richiede una pellicola con una coda più lunga del normale; pertanto se dovete utilizzare più di un rullino vi conviene ritagliare la pellicola per tempo. Seguendo questo link trovate le istruzioni per effettuare questa operazione in modo corretto. Non sento la mancanza di contatti per il flash, che non uso quasi mai, a parte qualche rarissima sperimentazione. Accattivante nel design e sufficientemente piccola, la Zorki 1 è divertentissima da usare: personalmente non mi preoccupo della messa a fuoco (lavoro in iperfocale) e controllo solo di sfuggita l’inquadratura prima di scattare (lascio sempre spazio per un crop in postproduzione o in fase di stampa in camera oscura). Qui un paio di foto scattate al Parco Sempione con questa macchina:

Credits: sirio174

La macchina che più assomiglia a questo piccolo gioiellino è la Zorki 5. Anch’essa limitata dal caricamento dal basso della pellicola (un sistema scomodo, ma che tuttavia è una solida garanzia sulla tenuta di luce: se la macchina dovesse accidentalmente cadere o subire un urto di certo non rischiate l’apertura indesiderata del dorso), è dotata di una leva di carica (che presenta il difetto di essere un po’ duretta), e permette di cambiare i tempi anche con l’otturatore non armato. Come la Zorki 1 non è dotata di tempi lenti (che nella 5 sono standard: oltre alla posa B potete scegliere un tempo tra 1/15 ed 1/500 di secondo), e presenta il vantaggio dell’accoppiamento tra telemetro e mirino, quest’ultimo piacevolmente luminoso. Occorre notare come nessuna di questa macchine russe possegga meccanismi di correzione dell’errore di parallasse, tenetene conto per foto ravvicinate e per i ritratti.

Qui un paio di foto scattate con la mia Zorki 5, una macchina che è stata in produzione per poco tempo, soprattuto per alcuni problemi sulla leva di carico (davvero mal progettata) e sostituita dalla Zorki 6:

Credits: sirio174

Non resta quindi che parlarvi di quest’ultima macchina, che, del tutto simile come forma e con le stesse caratteristiche tecniche della Zorki 5, presenta un netto miglioramento nel sistema di caricamento, con una leva morbida e precisa. Il dorso è incernierato sulla destra, come nella stragrande maggioranza dellle macchine fotografiche a pellicola, e presenta una levetta di blocco piuttosto rudimentale ma sicura sul lato opposto, consentendo così un rapido caricamento della pellicola. State attenti allo stato delle guarnizioni, se sono usurate è facile ottenere infiltrazioni dl luce dal dorso stesso. Una macchina che uso con piacere, in cui è facile caricare il rullino, avanzare la pellicola, inquadrare e scattare. Non sento la mancanza dei tempi più lenti di 1/15 d secondo perchè sono praticamente inutili nella street photography. A differenza della Zorki 1, i modelli 5 e 6 sono dotati di agganci per un cinturino o per una tracolla. Le Zorki 5 e 6 sono dotate di contatto sia per il cavetto del flash (riconoscibile dal simbolo del lampo) che del contatto, ormai obsoleto, utilizzato per le lampade (dette anche bulbi, da cui deriva il nome della posa B, anticamente utilizzata per questo scopo).

Alcune foto scattate con la mia Zorki 6, che trovo la macchina ergonomicamente migliore tra tutte queste russe in mio possesso.

Credits: sirio174

Tutte queste Zorki, e le successive Fed 2 e 3 necessitano di azzerare manualmente il contapose: una volta avanzato il rullino nuovo per 3 volte, ruotate, ad otturatore carico, il disco contapose facendo coincidere lo zero con un piccolo riferimento presente sulla parte superiore della fotocamera (un puntino o una freccetta). Se l’operazione di azzeramento viene fatta ad otturatore scarico, l’avanzamento del contapose sarà errato; in questo caso dopo il successivo avanzamento posizionate la prima tacca del contapose sul riferimento.

Se vi servono anche i tempi lenti, da 1 secondo a 1/8 vi conviene procurarvi una Zorki 4 (con una rotellina per l’avanzamento della pellicola) o una 4k (del tutto simile alla prima, ma dotata di leva di avanzamento). Occorre notare come la presenza di questi tempi è stata ottenuta dal costruttore inserendo un timer ritardatore a molla; il sistema meccanico non è tuttavia così raffinato a livello cinematico come nelle macchine a telemetro di produzione occidentale, e pertanto occorre sempre avanzare la pellicola prima di cambiare il tempo di scatto; in caso contrario rischiate di distruggere il meccanismo di selezione dei tempi. Se per sbaglio cambiate il tempo a otturatore scarico, fermatevi appena incontrate una minima resistenza sul selettore dei tempi o sul meccanismo di avanzamento, e delicatamente cercate di riportare il tempo di scatto al valore precedente. Il sitema mirino/telemetro accoppiato è luminosissimo ma soffre di un maggior errore di parallasse rispetto alle Zorki 5 e 6. I modelli 4 e 4k sono anche più pesanti dei tre precedenti, proprio per la presenza del ritardatore. Il dorso si sfila completamente ruotando di 180 gradi due levette poste sotto il corpo macchina, in un meccanismo che nel tempo può perdere di tenuta. Vi consiglio pertanto di effettuare questa operazione con tatto e delicatezza. Tenete poi presente che la Zorki 4 è dotata di gancini per allacciarvi un cinturino o una tracolla, mentre la 4k ne è sprovvista. In entrambi i modelli è stato rimosso l’obsoleto attacco per le lampadine.

Un paio di foto scattate con la mia Zorki 4:

Credits: sirio174

Ed un altro paio con la mia Zorki 4k:

Credits: sirio174

Molto simili alle Zorki, sia come sistema telemetrico, che come meccanismo dei tempi, sono le Fed, che erano prodotte in Ucraina. Nella prossime foto vedete quelle in mio possesso, la 2, la 3, la 5 (posseggo inoltre la 5B e la 5C).

Credits: berndtotto, why-yu & copefan

La Fed 2 è quasi del tutto simile alla mia amata Zorki 6, eccetto per un mirino meno luminoso, per il dorso sganciabile come nelle Zorki 4 e 4k, per l’avanzamento con una rotella, e per l’assenza dell’obsoleto contatto per le lampadine. Intuitiva ed ergonomicamente molto efficace, è costruita in materiale più leggero rispetto alla Zorki 6, e presenta un otturatore (sempre a tendina gommata) più silenzioso e dal suono meno metallico. Per questi motivi è la mia seconda macchina russa preferita, pur essendo ergonomicamente inferiore alla Zorki 6 nell’avanzamento e nella qualità del mirino. Tra le mie Fed, solo la 2 ha gli attacchi per un cinturino o una tracolla, mentre i modelli successivi ne sono sprovvisti. La Fed 2 è davvero comodissima da tenere in mano, grazie alla sua compattezza e leggerezza!

Qui un paio di foto scattate con la Fed 2:

Credits: sirio174

Doveroso dire che esistono diverse evoluzioni della Fed 2, che sfociano nella successiva Fed 3 (anch’essa disponibile in svariate versioni), di cui possiedo un modello piuttosto recente. A proposito della Fed 3 valgono le stesse considerazioni della Zorki 4k (stesso meccanismo di scelta dei tempi, presenza della leva di carica e dorso estraibile in modo pressochè identico), a parte un mirino decisamente meno luminoso. Solida e ben costruita, è tuttavia un po’ pesantuccia e scomoda da tenere in mano.

Due foto scattate con la mia Fed 3:

Credits: sirio174

La Fed 5 si presenta del tutto identica alla 3, eccetto per la presenza di un contapose automatico e di un esposimetro al selenio (introdotto per la prima volta nella Fed 4 ). Questo strumento è presente anche nella mia 5C, l’unica dotata di cornicette (fisse) per la correzione della parallasse. La 5B è invece una versione semplificata della 5, senza esposimetro. Il calcolo dell’esposizione, piuttosto scomodo, viene fatto leggendo la posizione dell’ago del galvanometro e ruotando di conseguenza un indice graduato situato coassialmente al pomello del riavvolgimento pellicola.

Concludo le considerazioni ergonomiche su tutte queste macchine russe dicendovi che la scelta dei tempi non è comodissima (i tempi veloci sono troppo vicini tra loro, e c’è solo circa un millimetro di spazio tra i due tempi più rapidi; di conseguenza è facile, se si va di fretta, confondere 1/500 con 1/1000 (nella Zorki 4 o 4k) o con 1/250 (nelle altre macchine con tempo massimo di 1/500). Inoltre la posizione del tempo di sincronizzazione del flash di 1/30 e la posa B sono inusuali rispetto alle tradizionali scale dei tempi. Sempre su tutte queste fotocamere il riavvolgimento della pellicola avviene ruotando una ghiera cilindrica priva di manettino; l’operazione risulta di conseguenza piuttosto lenta.

Eccovi due immagini scattate con la mia Fed 5:

Credits: sirio174

Tutte queste macchine accettano obbiettivi Leica o copia Leica passo M39; tra i più ergonomici vi segnalo l’Industar 61 (che ha la regolazione dei diagrammi a scatti) e i collassabili Industar 10, 22 e 50. Se preferite una regolazione continua del diaframma vi consiglio lo splendido Jupiter 3 (o la sua versione moderna 3+), l’Industar 26 e la versione metallica dello Jupiter 8 (la versione plastica ha il difetto che la scala dei diaframmi ruota in modo solidale con la ghiera di messa a fuoco, esponendovi al rischio di spostare involontariamente il valore dell’apertura impostata). Lo stesso problema dello Jupiter 8 in plastica nera si presenta con l’Industar 50 rigido.

State attenti, con tutte queste macchine, a non toccare, quando premete il pulsante di scatto, la ghiera dei tempi (che ruota insieme all’alberello che muove le tendine in tela gommata), o rallenterete i tempi di scatto. Tuttavia, vi segnalo che per la posizione della ghiera, questa eventualità è piuttosto improbabile (me l’ha fatta notare il mio fotoriparatore di fiducia!)

L’ultima macchina russa a telemetro di questo articolo è la Kiev; attualmente sono possessore di una 4AM, la versione sprovvista dello scomodo esposimetro al selenio (simile a quello della Fed 5, e praticamente inutile – questo tipo di esposimetro è praticamente inaffidabile in condizioni di scarsa luce, le più importanti). Questa macchina esiste in quattro versioni: la 4 e la 4M dotate di esposimetro, la 4A e la 4AM che ne sono sprovviste. La lettera M indica la presenza di un manettino di riavvolgimento al posto del classico cilindretto zigrinato rotante.

Credits: russian_camera & japsix

Vi presento un paio di foto scattate con una Kiev 4M, che ho poi scambiato con una AM proprio per la comodità di avere un manettino. Questa macchina presenta il vantaggio di un telemetro a base larghissima (pertanto molto preciso) e di un buon mirino; tuttavia la scelta dei tempi, da effettuare dopo il caricamento, viene fatta sollevando la rotella dell’avanzamento pellicola; operazione decisamente poco comoda. Se montate un obbiettivo standard 50mm, c’è un dispositivo di blocco che interviene quando mettete a fuoco all’infinito; per sbloccarlo occorre premere la rotellina di messa a fuoco situata sulla parte anteriore della fotocamera; un sistema decisamente poco pratico e poco immediato. Se invece montate, come ho fatto io, un obbiettivo di lunghezza focale differente (ad esempio il mio Jupiter 12, un 35mm/f2,8) potete mettere a fuoco agendo direttamente sull’obbiettivo senza intervento del blocco.

Credits: sirio174

Il mirino delle macchine analizzate è calibrato per un obbiettivo standard di 50mm; se desiderate montare obbiettivi di lunghezza focale differente vi consiglio di procurarvi dei mirini ausiliari da montare sulla slitta del flash (che solo nella Fed 5 serve per a questo scopo; nelle altre fotocamere la slitta non presenta contati elettrici e viene per l’appunto utilizzata solo per inserirvi visori supplementari).

Se invece desiderate una macchina capace di lavorare in modalità semiautomatico, e dotata di un valido esposimetro, vi consiglio di optare per le Canonet (QL17 e QL19) o per le piccole Olympus (35RC, 35RD), oppure per la rara Lomo Elektra 112, tutte dotate di obbiettivo non intercambiabile.

Credits: lostinthought68, magicbus & herbert-4

La mia QL17 GIII, piccola e compatta, dal peso contenuto, è davvero ergonomicamente un piccolo capolavoro. Le ghiere coassiali dei tempi e dei diaframmi sono comodamente regolabili anche da chi non ha mani piccole, la leva di carica è precisa e dolce, l’esposimetro incorporato nel mirino è di lettura immediata e la messa a fuoco è veramente agevole mediante una ghiera dalla corsa breve provvista di una piccola levetta. L’unico neo è che quando la macchina funziona in modalità semiautomatica (a priorità di tempi), in caso di forte sovraesposizione o sottoesposizione (diaframma più chiuso d F16 o più aperto di F1,7 – i valori limiti della fotocamera) il pulsante di scatto si blocca, rischiando di farti perdere un istante importante. Si può ovviare a questa limitazione scattando in modalità completamente manuale, ma perdendo, in questo caso, l’indicazione dell’esposimetro. La fotocamera è dotata di doppio attacco per il flash: la slitta ed il contatto con cavetto coassiale. La sigla QL indica il meccanismo di carica rapida (quick load): basta appoggiare la coda del rullino sul meccanismo di aggancio e con pochi colpi sulla leva di carica il posizionamento sul primo fotogramma avviene in modo rapidissimo!

Qui un paio di foto scattate con questa macchina:

Credits: sirio174

Posseggo anche una QL19, per la quale valgono le stesse considerazioni della QL17, eccetto il fatto che di questo modello esistono diverse versioni. La mia, una delle prime, è piuttosto pesante e ingombrante (è grande quanto una reflex), mentre le versioni più recenti hanno lo stesso peso e le stesse dimensioni della QL17. La mia versione non è provvista di contatto sulla slitta, ma solo di quello per il cavetto, mentre le versioni successive hanno entrambi le opzioni. La differenza tra le sigle è dovuta alla massima apertura del diaframma (1,7 contro 1,9). Trovo la QL19 in mio possesso pesante quanto una Zenit E, e per questo motivo la uso pochissimo. Qui un paio di foto scattate con questa macchina:

Credits: sirio174

Se optate per la leggerezza e la compattezza, la Olympus 35 RC è l’ideale. Si tratta di una macchina a telemetro molto compatta e leggera, che funziona, come le Canonet, in modalità semiautomatica a priorità di tempi o in modo totalmente manuale. Dotata di tempi da 1/15 a 1/500 di secondo, regolabili con una rotellina posta sulla parte superiore della macchina, può essere impostata in modo completamente meccanico agendo sulla ghiera dei diaframmi (un po’ piccola per chi ha le dita grosse o per chi indossa guanti; tuttavia raramente la si usa in questa modalità, nella quale si perdono anche le indicazioni esposimetriche). La leva di carica, precisa e dolce, non è del tutto silenziosa (si sente un ticchettio mentre la si avanza). Da notare che la manettina del riavvolgimento non è collegata al classico meccanismo a molla di apertura del dorso, che avviene invece azionando una levetta posta nella parte inferiore dello stesso; un sistema piuttosto sicuro contro le aperture accidentali. Come tutte le macchine professionali, è dotata di contatto per il cavetto del flash (il più affidabile) oltre che di quello sulla slitta. Infine: prestate attenzione alla leva dell’autoscatto: se vi si impiglia nella borsetta o nella cinghia della tracolla rischiate di spezzarla; ci sono in giro tantissime di queste macchinette con la levetta rotta per questo motivo!

Qui un paio di foto scattate con la mia Olympus 35RC:

Credits: sirio174

La rara Lomo Elektra 112 è un po’ la copia russa delle famose Yashica a telemetro. Compatta e leggera, e dotata di un esposimetro preciso, lavora a priorità di diaframmi, consentendovi di regolare l’apertura tra 2,8 e 22. Possiede una buona leva di carica ad avanzamento rapido, una ghiera di blocco del tasto di scatto (che serve tra l’altro per disalimentare la fotocamera), una ghiera dei diaframmi coassiale con quella della messa a fuoco entrambi comode e dolci da manovrare. Le indicazioni esposimetriche nel mirino sono minimali, come già descritto nel primo articolo di questa serie, ma comunque più che sufficienti. Il mirino è davvero luminoso ed il telemetro è ben constrastato; se non fosse che questa macchina è essenzialmente un oggetto da collezione, la userei più spesso!

Credits: sirio174

Nel prossimo articolo vi parlerò dell’ergonomia di alcune macchine reflex in mio possesso. Lomo On!

Nei precedenti articoli mi sono occupato dei mirini delle macchine con messa a fuoco su vetro piano, di quelli delle reflex, e dell’ergonomia delle fotocamere da taschino.

Scritto da sirio174 il 2016-07-31 in #gear #rangefinder #fed #zorki #lomo #canonet #ql17 #telemetro #ql19 #regular-contributor #lomo-elektra-112 #lomo-elektra #ergonomia #comandi

9 Commenti

  1. alessandro-agrati
    alessandro-agrati ·

    Una domanda sulla fed 2: ho notato che invece di 36 foto me ne fa 33 intere più una (l'ultima) dove impressiona metà fotogramma (perchè la pellicola è finita). E' normale? I fotogrammi impressionati correttamente partono dal numero 4

  2. sirio174
    sirio174 ·

    @alessandro-agrati ciao, la spaziatura tra fotogrammi è regolare? (devono esserci 8 perforazioni). Quando avanzi la pellicola inizialmente, sei certo di aver sganciato il meccanismo di riavvolgimento?

  3. alessandro-agrati
    alessandro-agrati ·

    Ciao Sirio, si sembra tutto assolutamente regolare, dal primo fotogramma valido all'ultimo ci sono sempre 8 perforazioni, sulla meccanica poi sono attentissimo, mi sono studiato siti e siti su tutte le cose da non fare con questo tipo di fotocamera.

  4. sirio174
    sirio174 ·

    @alessandro-agrati Come fai allora a dire che la pellicola è finita? qual'è l'ultimo fotogramma impressionato, il 33esimo? In questo caso potrebbe esserci poco spazio tra il rocchetto di riavvolgimento e il corpo macchina, e dopo averne scattate 33 la pellicola "sembra finita" perchè non c'è più spazio per la parte esposta dentro la macchina. Tieni presente che il rocchetto di riavvolgimento della Fed 2 è leggermente differente da quello delle altre russe (Zorki 1, 5, ecc) e se è stato "scambiato" con uno di questi, dal diametro differente,potrebbe essere la causa del problema. Ho tre Fed 2 e non ho problemi a finire il rullino.

  5. sirio174
    sirio174 ·

    @alessandro-agrati ovviamente le considerazioni sopra valgono se il primo fotogramma impressioanto è il n. 1

  6. sirio174
    sirio174 ·

    @alessandro-agrati Se invece come nel tuo primo messaggio i fotogrammi partono dal n.4 è perchè magari hai avanzato troppo la pellicola nel caricamento prima di iniziare a scattare (tieni presente che il contapose deve essere azzerato ad otturatore carico. Io faccio cosi': carico l'otturatore - poi inserisco la pellicola nel rocchetto e chiudo il dorso senza scattare - posiziono il contapose due posizioni prima dello zero, avanzo con uno scatto, carico ed avanzo ancora di due scatti; dopo queste operazioni il contapose dovrebbe segnare 1)

  7. alessandro-agrati
    alessandro-agrati ·

    La cosa strana è questa, l'ultimo fotogramma riporta correttamente il numero 36, credo quindi che il problema non dipenda dal rocchetto. tuttavia ho iniziato a scattare ben prima del numero 4, il fotogramma numero 3 è stato impressionato solo marginalmente al bordo destro. Non ricordo se ho settato il contapose a otturatore carico o scarico. La prossima volta farò caro a questo, sembra ad ogni modo che il problema siano i primi 2/3 fotogrammi

  8. sirio174
    sirio174 ·

    @alessandro-agrati Carica sempre prima l'otturatore prima di inserire la nuova pellicola nella spoletta. Perchè dopo il riavvolgimento, ad otturatore scarico, potresti avanzare oltre le 8 perforazioni o avere una indicazione errata del contapose

  9. alessandro-agrati
    alessandro-agrati ·

    Ok @sirio174, grazie del consiglio, proverò a fare così

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