Emanuele Mengotti: Documentare Moto e Rodei con la Lomomatic 110

L'ultima volta che abbiamo presentato il grande lavoro di Emanuele Mengotti, abbiamo raccontato le sue immagini dell'American West su pellicola Redscale. Oggi è di nuovo sulla rivista, e lo intervistiamo sulla sua esperienza nel portare la nuova Lomomatic 110 in questi stessi paesaggi.

Nel cuore del deserto del Nevada, dove gli spettri del Vecchio West ancora riecheggiano nell'aria, Virginia City prende vita con uno spettacolo indimenticabile: il Virginia City Roundup Motorcycle Rodeo. Questo evento selvaggio fonde l'energia cruda della cultura motociclistica con l'emozione indomita del rodeo, creando una celebrazione caotica ed elettrizzante della vita da biker e cowboy. Qui, gli uomini e le donne che percorrono le strade in sella a bestie cromate si sfidano con i broncos e i tori selvaggi dell'arena del rodeo, mettendo alla prova il proprio coraggio in un modo che solo il West può ispirare.

Un'ex città mineraria un tempo fiorente, oggi intrisa di storia, diventa il punto di ritrovo definitivo per chi vuole spingersi oltre i propri limiti nel cuore della frontiera americana. Biker dagli stati vicini arrivano in città, facendo rombare i motori mentre si fermano davanti ai saloon vintage di Virginia City, i loro volti segnati da miglia di strada e da una sete di avventura. Le strade pulsano al suono dei motori ruggenti e del tintinnio dei boccali di birra nei vecchi locali, dove le storie vengono scambiate sotto il bagliore soffuso delle lampade sospese. Il giorno del roundup, l’azione ai VC Fairgrounds raggiunge il culmine: le motociclette custom brillano nello show, mentre la folla viene travolta dall’adrenalina del bull riding, della musica dal vivo e dei giochi da rodeo. È un weekend in cui cowboy e biker si incontrano al crocevia tra storia e presente, forgiando nuove leggende nella polvere del Vecchio West.

Ora, per godervi appieno queste immagini, dovreste mettere su la cover di Born to Be Wild e Ghost Riders in the Sky eseguita da The Space Lady. – Emanuele Mengotti

Foto di Emanuele Mengotti

Ehi Emanuele, bentornato su Lomography Magazine! Puoi presentarti nuovamente al nostro pubblico e raccontarci del tuo lavoro?

Grazie, è sempre un piacere collaborare con Lomography. Sono un regista e fotografo che esplora le intersezioni tra mito, realtà e identità nel West americano. Il mio lavoro include documentari come West of Babylonia, che racconta la vita ai margini della società nel deserto della California, e Red Sky at Night, una meditazione poetica su Las Vegas durante una tempesta biblica, in cui le lotte di tre personaggi riflettono l’essenza surreale della città. Attualmente sto sviluppando anche un progetto fotografico intitolato Western Simulacrum: From the Hyper Frontier to the Creation of Contemporary West, che esamina come i miti plasmino la memoria culturale, il turismo e l’identità attraverso l’uso unico di dispositivi analogici.

Che si tratti di cinema o fotografia, il mio approccio è sempre radicato nella ricerca del poetico e dell’epico all’interno della realtà, rivelando la bellezza, la fragilità e l’influenza duratura delle narrazioni umane.

Puoi raccontarci come ti sei avvicinato alla fotografia analogica, e più specificamente alla fotografia in 110?

Devo essere onesto— non sono una persona molto tecnica. Mi affido spesso all’istinto, seguendo il momento e l’ispirazione. Pensarci troppo a volte mi fa perdere quell’istante magico che esiste solo per una frazione di secondo, in un singolo scatto. È per questo che scattare con la pellicola 110 e con le fotocamere 110 mi viene così naturale— mantiene tutto semplice e immediato.

Le dimensioni compatte delle fotocamere 110 sono un altro grande vantaggio; posso portarne sempre una con me, così, ogni volta che sento il bisogno di catturare qualcosa, è sempre a portata di mano. Da un punto di vista puramente estetico, amo anche la grana della pellicola 110. È perfetta per trasmettere il mondo ruvido e selvaggio che tanto mi affascina. Ha un aspetto grezzo e autentico, in sintonia con lo spirito delle storie che voglio raccontare.

Foto di Emanuele Mengotti

All'inizio di quest'anno hai condiviso una serie che documentava l'American West su pellicola Redscale. In che modo la pellicola Orca 110 in bianco e nero ha supportato la tua visione questa volta?

Questa volta ho voluto catturare un ritratto senza tempo del mondo dei motociclisti, una cultura intrisa di strati di tradizione, lealtà e macchine leggendarie che ne hanno definito la storia. È un mondo che trascende il tempo e la pellicola in bianco e nero mi sembrava il mezzo perfetto per rendere giustizia alla sua cruda potenza e ai suoi audaci contrasti.

C'è anche una ragione più istintiva e meno consapevole dietro la mia scelta. Da piccolo avevo un poster di Easy Rider sulla parete della mia camera da letto (è ancora lì) e, sebbene il film sia stato girato a colori, nella mia mente si svolge sempre in bianco e nero. Qualcosa nella nitidezza e nella semplicità del bianco e nero si collega profondamente a come immagino quel mondo, quasi come se appartenesse a una dimensione mitica ed eterna.

Cosa ami dell'Ovest americano e perché ritieni che sia importante documentarlo?

Per me l'Ovest americano è molto più di un luogo geografico: è uno stato d'animo. Rappresenta la frontiera, la linea di demarcazione tra ciò che è stato conquistato e ciò che è ancora da scoprire. Rappresenta l'avventura, il richiamo dell'ignoto.

Il West è un luogo affascinante, aspro e spesso spietato, dove prosperano ancora le emozioni più crude, quelle che abbiamo perso nella nostra vita quotidiana e sovrastrutturata. Là fuori mi sento veramente vivo e incontro persone che sono profondamente vive nel loro modo unico. Documentare questo mondo mi sembra vitale: è un modo per preservare e condividere quelle emozioni, quelle storie e quello spirito di scoperta.

Foto di Emanuele Mengotti

Che cosa ti colpisce di più della cultura biker americana? Hai notato delle somiglianze tra biker e cowboy?

C’è un’opera di David Mann intitolata "Ghost Rider" che raffigura un biker che percorre un’immaginaria strada nel West americano, affiancato da imponenti formazioni rocciose, con la figura trasparente di un cowboy che galoppa accanto a lui, quasi come un fantasma. Quell’immagine mi ha sempre ispirato a livello concettuale. Non mi spingerei fino a definire i biker i diretti discendenti dei cowboy, ma hanno molto in comune.

I biker, proprio come i cowboy e le cowgirl, incarnano l’espressione ultima della ricerca americana della libertà a ogni costo. Tuttavia, il mondo dei biker è incredibilmente variegato e sfaccettato, composto da molte realtà diverse, accomunate dall’amore per le motociclette, dalla passione per la libertà e dal desiderio di vivere al di fuori di molte delle restrizioni imposte dalla società. Portano avanti uno spirito di indipendenza e autosufficienza profondamente radicato nella mitologia del West.

Hai integrato la Lomomatic 110 nel tuo flusso di lavoro per questa serie. Cosa puoi dirci di questa esperienza?

Per questa serie ho utilizzato essenzialmente due fotocamere: la Pentax 110, che avevo già usato in progetti precedenti, ma questa volta ho avuto l’opportunità di affiancarla alla Lomomatic 110 Metal. L’ho adorata per la sua portabilità e facilità d’uso. Sono rimasto davvero colpito dalla Lomomatic. È una fotocamera perfetta che combina un design minimalista con prestazioni eccezionali.

L’obiettivo in vetro Minitar CX offre immagini incredibilmente nitide, e il sistema di esposizione completamente automatico la rende un sogno da usare in diverse condizioni di luce. Il corpo compatto in metallo le conferisce un’estetica sofisticata ma allo stesso tempo classica per una 110, e con funzionalità come la messa a fuoco a zone, le impostazioni ISO regolabili e il flash removibile, è estremamente versatile sia per gli scatti diurni che notturni. È davvero un passaporto per un mondo di avventure creative, perfetto sia per catturare momenti spontanei che per pianificare con cura uno scatto. Curiosamente, anche i biker, grandi ammiratori dell’estetica, hanno notato la mia Lomomatic e il suo stile, che sembrava sposarsi perfettamente con la loro cultura e la loro espressione visiva.

Foto di Emanuele Mengotti

Ci sono storie memorabili o impressioni particolari che ti porti dietro da questo raduno motociclistico a Virginia City?

Non saprei, è davvero difficile individuare un singolo momento. L’intera esperienza è sembrata surreale, quasi come vivere in un mondo parallelo bloccato nel Vecchio West. Camminare sui marciapiedi in legno sentendo l’eco di stivali e speroni, bere nei saloon, guardare il rodeo, la neve fuori stagione mescolata alla pioggia, le case vittoriane arroccate sul fianco della montagna, un arcobaleno visto da un parcheggio fangoso dove abbiamo dormito, lo spirito di cameratismo, amici vecchi e nuovi— c’era così tanto da assorbire. E poi i giorni successivi, percorrendo le strade del Nevada e della California accanto ai miei compagni biker, dormendo nei motel e lasciandoci attraversare dai paesaggi. È stata un’esperienza che sembrava fuori dal tempo, un vero viaggio attraverso il West americano e la cultura motociclistica.

Devo un enorme grazie alla crew di Santa Cruz, con cui è sempre un piacere condividere la strada— persone straordinarie. Un grande saluto al mio amico Matt Talajkowski, che con la sua Sugarbaby Cycles sta facendo cose incredibili. E a tutti coloro che mi hanno permesso di scattare le loro foto, condividere storie e catturare momenti e frammenti di vita. Sarebbe bello poterli nominare tutti, ma sanno chi sono. Questo, più di ogni altra cosa, è ciò che porterò con me— il privilegio di aver condiviso questa avventura con loro.

Foto di Emanuele Mengotti

Hai una foto preferita da questa serie?

In alcune di queste foto c’è un giovane di nome Tyler Cook, un biker dei Silver Barons MC Nomads. In uno scatto, Tyler tiene il braccio dopo essere stato colpito due volte da un toro potente. Quel toro gli ha rotto il braccio. Di solito cerco di restare in contatto con le persone che fotografo, ma con Tyler è stato impossibile a causa del suo infortunio e degli eventi successivi, che mi hanno impedito di parlargli. Fortunatamente, in seguito, Tyler ha trovato la sua foto sul mio profilo Instagram e mi ha contattato. Mi ha raccontato che ogni anno partecipa al Rodeo, insieme al suo padrino, come parte di un rituale per onorare il padre defunto, che era un cowboy professionista nel bull riding. Tyler ha davvero apprezzato le foto, e sono felice che possano servire come un ricordo duraturo, anche di un momento così doloroso. Per me, la cosa più importante è quando una persona riconosce che il mio lavoro è rimasto fedele alla realtà, così come viene percepita dai soggetti stessi.

Hai progetti entusiasmanti in arrivo che vorresti condividere con la community?

Sto lavorando su più fronti in questo momento. Continuo il mio percorso come regista, con il mio prossimo progetto ambientato nel West americano, proprio sulla frontiera dove la civiltà finisce e inizia il mondo selvaggio. Anche questo progetto avrà un elemento analogico, dato che prevediamo di girare con una vecchia videocamera VHS modificata per accogliere lenti speciali (e chissà, magari ne parleremo presto). Inoltre, incorporerò una serie di foto Polaroid per raccontare il mito del West, o meglio, ciò che è stato costruito intorno a esso, trasformandolo in un mito a sé stante. Detto questo, uno dei miei sogni più grandi è continuare a documentare il mondo biker. Mi piacerebbe approfondire ancora di più, catturare qualcosa di autentico, epico e poetico su questa cultura, portandone alla luce la bellezza più grezza.

Foto di Emanuele Mengotti

C'è qualcos'altro che vorresti condividere?

Il mondo dei biker e quello degli appassionati di fotografia analogica condividono un legame inaspettato ma profondo. Entrambi sono definiti dalla scelta di abbracciare la semplicità— i biker con i loro motori raffreddati ad aria e le moto essenziali, i fotografi analogici con le loro macchine manuali, libere dal supporto dell'automazione. Eppure, dentro questa semplicità si cela una complessità profonda, non tanto negli strumenti stessi, ma nella cultura e nella dedizione che ispirano.

Costruire una moto o comporre uno scatto su pellicola è un atto di artigianato, ogni decisione è deliberata, ogni errore è irreversibile. Per i biker, ogni miglio percorso è una testimonianza del loro rapporto con la macchina; per i fotografi analogici, ogni fotogramma è un esercizio di pazienza e precisione. Entrambe le discipline rifiutano la comodità della vita moderna— la praticità del digitale o le autostrade lisce— a favore di qualcosa di crudo e immediato, dove ogni azione ha un peso e un significato.

Come i biker con le loro patch, i fotografi analogici portano le loro fotocamere come simboli di identità, appartenendo a una comunità che valorizza l'autenticità più della perfezione. Entrambi vivono ai margini, dove gli errori si pagano cari ma rendono il viaggio ancora più intenso. Che si tratti di guidare un chopper rombante o di far avanzare la pellicola in una macchina fotografica, la loro devozione riflette una verità più profonda: la gioia non sta solo nella destinazione o nell'immagine, ma nella lotta per creare qualcosa di reale in un mondo sempre più distante dalle sue radici.

Penso che ciò che più mi entusiasma di questo percorso sia la continua scoperta di storie ed esperienze che si svelano nei luoghi nascosti della nostra cultura— che si tratti del West americano, delle comunità biker o delle persone che incontro lungo il cammino. La fotografia analogica mi permette di catturare questi momenti con un senso di verità e autenticità che oggi, nell'era digitale, è sempre più raro. Come artista, cerco sempre di creare opere che risuonino a un livello più profondo, catturando non solo immagini, ma emozioni, ricordi e un senso del tempo. Quindi incoraggio chiunque stia leggendo a continuare a esplorare, sia attraverso la pellicola, la fotografia o la vita in generale— perché è nell’esplorazione dell’ignoto che troviamo davvero noi stessi.


Grazie Emanuele per essere stato di nuovo con noi! Se volete rimanere in contatto con il suo lavoro, potete trovarlo su Instagram.

Scritto da alexa_alexiades il 2025-02-07 in #gear #cultura #persone #luoghi

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